
Close Look - Dazi doganali: motivazioni e conseguenze
- 24 March 2025 (5 min read)
Dazi doganali: motivazioni e conseguenze
Dopo diversi decenni in cui la globalizzazione del commercio era stata molto apprezzata, la seconda presidenza Trump sembra determinata a sconvolgere l’ordine mondiale stabilito - e a farlo in fretta. I risultati dell'indagine America First Trade Policy sono previsti per l'inizio di aprile, quando sarà valutato anche l'obiettivo dei dazi reciproci. Il grande quesito è: perché? O, forse, perché adesso? Ci interroghiamo sulle motivazioni della recente ondata di dazi commerciali e cerchiamo di individuare le conseguenze previste e non previste.
Che cosa è successo?
Dall'insediamento del presidente Trump alla fine di gennaio, i dazi sulle importazioni da importanti partner commerciali come Canada e Messico, Cina ed Europa sono stati applicati in modo rapido e massiccio. Alcuni di essi sono stati rinviati altrettanto rapidamente. Altri, come i dazi sull'acciaio e sull'alluminio applicati all'Unione Europea (UE), sono stati accolti da misure di ritorsione su un valore equivalente di merci. Questa politica altalenante, così come le risposte a tono, hanno lasciato i mercati finanziari in fibrillazione. L’aumento dell’incertezza su ciò che potrebbe succedere in seguito ha provocato un’escalation della volatilità, segnalata da un netto aumento del VIX, noto come l’“indice della paura”.
Esaminare la motivazione
Esaminiamo innanzitutto la motivazione alla base di questi dazi. Trump è stato eletto sulla base di una promessa: “Make America Great Again” (ovvero “Rendere nuovamente grande l’America”). Il suo obiettivo era la re-industrializzazione, e cioè la ripresa dell’industria manifatturiera statunitense, che ha sofferto per via delle importazioni a buon mercato da economie più competitive. L'imposizione di dazi sulle importazioni, come ad esempio quelle di automobili, alluminio e acciaio, era intesa a creare condizioni più favorevoli per i produttori nazionali di tali merci. Fa parte di una strategia nota come “reshoring”.
Vi è un'ulteriore motivazione, che potrebbe essere altrettanto significativa per il nuovo presidente. I dazi sulle merci importate aumenteranno le entrate per il Tesoro statunitense. Come mostra il grafico, questa rappresentava storicamente una fonte di reddito molto significativa per il paese, e l'intenzione è che torni a esserlo. Sembra che il presidente Trump stia cercando di usare i dazi commerciali per finanziare l’estensione dei tagli fiscali del suo primo mandato, oltre a nuovi tagli alle imposte sulle società, alleggerendo al contempo il peso sul deficit di bilancio statunitense.
Fonte: Peterson Institute, febbraio 2025
E pensare alle conseguenze
Sebbene la conseguenza prevista degli annunci politici di Trump sia quella di destabilizzare le relazioni commerciali esistenti e di incrementare le entrate, è opportuno esaminare anche le conseguenze non intenzionali. Confusi per il passaggio dalla promessa di una crescita più forte alla possibilità di recessione, i mercati azionari statunitensi hanno subito un brusco calo, mentre i piani di investimento delle imprese sono stati sospesi.
I mercati obbligazionari statunitensi sono cresciuti, in parte per via del loro status di bene rifugio, ma anche in considerazione di queste minori aspettative di crescita. Sembra che gli investitori abbiano perso fiducia nell'attenzione del presidente per il miglioramento dell'economia e la difesa delle imprese statunitensi. Inoltre, l’imposizione di dazi sulle importazioni di petrolio e gas canadesi potrebbe persino comportare costi energetici più elevati, il che sarebbe dannoso per l’industria statunitense. Per il resto, l’OCSE ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per la maggior parte delle economie del G20, a fronte dell’escalation della guerra commerciale.
Il punto di vista di AXA IM Select
I mercati finanziari odiano l’incertezza e preferiscono sempre una chiara direzione politica, per quanto sfavorevole possa sembrare. Fino a quando la politica commerciale statunitense resterà aggressiva e mutevole, il risultato sarà probabilmente la volatilità del mercato. Di fronte a queste incertezze, abbiamo deciso di neutralizzare la nostra allocazione azionaria regionale, in attesa di maggiore chiarezza su valutazioni, revisioni degli utili e prospettive economiche e politiche. Restiamo neutrali anche sulle azioni come classe di attivi, una posizione che manteniamo dall'elezione di Trump. Sebbene l'idea di “eccezionalismo americano” sia messa in discussione nel breve termine, è ancora troppo presto per dire che ci sarà un cambiamento definitivo nelle dinamiche di mercato. Nel frattempo, con la volatilità che potrebbe rimanere elevata, terremo d'occhio gli sviluppi delle politiche economiche e monetarie.