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Riflettori puntati sulla responsabilità - Settembre 2023

10 months ago
Roundel Responsible Spotlight

Una goccia nell’oceano: la lenta avanzata delle obbligazioni blu

Sullo sfondo di quella che le Nazioni Unite (ONU) descrivono come la “triplice crisi planetaria, derivante dal cambiamento climatico, dalla perdita di biodiversità e dall’inquinamento”, negli ultimi anni la finanza sostenibile è cresciuta rapidamente. Oggi i principi ambientali, sociali e di governance (ESG) assumono un’importanza crescente nelle strategie aziendali e di investimento. Sempre più imprese a livello globale hanno allineato le loro pratiche commerciali agli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite, un programma per creare un futuro più sostenibile entro il 2030 che è adottato quasi universalmente in tutto il pianeta. 

Dalle obbligazioni verdi a quelle blu

Nel 2021 l’emissione annuale di debito legata a temi ESG è triplicata e ha raggiunto i 190 miliardi di dollari, grazie anche ai finanziamenti legati alla pandemia. I green bond sono centrali nell’ecosistema dei finanziamenti ESG. Lanciati per la prima volta nel 2007, si rivolgono a progetti ambientali e rispettosi del clima, come la conservazione delle risorse e i progetti energetici. Più di recente, hanno esordito le obbligazioni blu, introdotte per la prima volta nel 2018, che mirano a salvaguardare i mari finanziando progetti marini e oceanici con benefici ambientali, climatici ed economici.

I blue bond funzionano in modo analogo alle obbligazioni tradizionali: gli investitori prestano denaro a un emittente (sia esso pubblico o privato) che si impegna a versare annualmente gli interessi per l’intera durata dell’obbligazione, oltre a restituire il capitale alla scadenza. A caratterizzare un blue bond è la natura dei profitti, che provengono esclusivamente da investimenti in progetti sostenibili di economia blu. La blue economy ricomprende la pesca sostenibile, l’ecoturismo, la gestione dei rifiuti e l’energia marina rinnovabile. I blue bond abbracciano le attività economiche legate agli oceani, ma devono essere concepiti in modo da preservare la biodiversità degli oceani ed evitare di incentivare lo sviluppo eccessivo e lo sfruttamento eccessivo delle risorse, ad esempio nel settore della pesca.

Il prodotto marino lordo globale pesa quanto una delle prime 10 economie

I blue bond offrono benefici economici potenzialmente significativi. Secondo il WWF, gli oceani del mondo generano un “prodotto marino lordo” o GMP (equivalente al PIL o prodotto interno lordo di un Paese) stimato in 2.500 miliardi di dollari. Esso include produzioni dirette come la pesca e l’acquacoltura, servizi come il turismo e il trasporto marittimo, nonché benefici più specifici come la cattura del carbonio negli oceani profondi e le biotecnologie. Nonostante l’esclusione dell’energia offshore (petrolio, gas o energia eolica) poiché non derivata direttamente dagli oceani, nel 2022 il GMP degli oceani si posiziona comunque fra le prime 10 economie globali. In termini ambientali, i vantaggi offerti sono altrettanto impressionanti e vitali. Gli oceani producono la metà dell’ossigeno mondiale e assorbono il 30% delle emissioni di anidride carbonica prodotte dall’uomo e oltre il 90% del calore prodotto dall’aumento della temperatura atmosferica. Secondo le Nazioni Unite, ogni dollaro investito in soluzioni sostenibili per gli oceani genererebbe un ritorno di almeno 5 dollari, compresi i benefici sociali, sanitari ed economici.

Perché un progresso tanto lento?

Fino alla fine del 2022, si sono contate 26 emissioni di blue bond, per un valore totale aggregato di 5 miliardi di dollari. Il primo blue bond ha riguardato un’obbligazione decennale da 15 milioni di dollari con cedola del 6,5% emessa dalle Seychelles, i cui fondi sono stati utilizzati per ampliare grandemente le aree marine protette delle isole. Tra le altre, citiamo poi un’emissione da 2 miliardi di corone svedesi (180 milioni di dollari) della Nordic Investment Bank e altre due emissioni della Bank of China per complessivi 943 milioni di dollari. Tuttavia, a fronte dei finanziamenti che devono essere investiti nella conservazione dell’ambiente marino, l’emissione di obbligazioni blu, finora trainata dai governi o dalle banche di sviluppo, appare modesta e rappresenta meno dello 0,5% del mercato del debito sostenibile. A spiegare questa lentezza nel processo di adozione e il conseguente deficit di finanziamento dei progetti marittimi potrebbe essere in parte la tipologia di emittenti. Finora si è trattato di nazioni povere, che dipendono dagli oceani ma sono vulnerabili alle condizioni climatiche estreme. Il cattivo rating del credito di questi Paesi può renderli meno attraenti per gli investimenti e, quindi, tendere a frenare le emissioni da parte delle imprese. Ulteriori ostacoli potrebbero essere ascritti alla relativa novità di questo tipo di finanziamento. Rispetto al mercato più sviluppato dei green bond, i blue bond soffrono della mancanza di competenze (da parte sia degli emittenti che degli investitori) e di definizioni o parametri comuni.

Molte delle sfide che il mercato dei blue bond deve affrontare sono probabilmente inevitabili per un prodotto relativamente nuovo. Solo pochi anni fa i green bond hanno dovuto affrontare turbolenze, ma oggi il mercato è più ampio e di maggiore qualità.

Roundel 1

Il nostro punto di vista

I blue bond si concentrano sulla promozione della conservazione degli oceani, ma dovranno offrire anche opportunità economiche sostenibili.  Affinché il loro mercato possa espandersi, gli emittenti e la comunità finanziaria devono concordare  alcune definizioni. Una spiegazione condivisa di cosa sia una “obbligazione blu” e di come si allinei ai principi dei green bond esistenti garantirà trasparenza e credibilità al mercato, contribuendo al contempo a ridurre al minimo i rischi di “finta sostenibilità marina”. 

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