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Article | 07 May 2024 | Italiano
La forte crescita occupazionale negli Stati Uniti e un’inflazione più persistente del previsto hanno alimentato le speculazioni su un rinvio dei tagli dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense (Fed) a fine 2024. Ad aprile il mantra dei tassi “più alti per più tempo” ha penalizzato i rendimenti sia azionari che obbligazionari.
Nel primo trimestre l’economia cinese ha segnato una crescita superiore alle aspettative, pari al 5,3% anno su anno. Questo dato ha alimentato la speranza di essersi lasciati alle spalle la fase più acuta di rallentamento della Cina, sebbene il settore immobiliare rimanga un freno.
I timori di un allargamento all’intera regione del conflitto in Medio Oriente si sono acuiti. Le tensioni, ancora presenti, si sono tuttavia parzialmente allentate grazie al continuo intervento internazionale.
Le azioni globali hanno subito una forte correzione; ad aprile l’indice MSCI All Countries World è sceso del 3,4%. La piazza statunitense è stata la meno brillante (S&P 500 -4,2%), avendo gli investitori riconsiderato l’effettiva estensione dei tagli della Fed nel corso di quest’anno. Anche le azioni europee e giapponesi hanno ceduto terreno (EuroSTOXX 50 -3,2%; TOPIX -0,9%). Al contrario, le azioni del Regno Unito si sono lievemente apprezzate e l’indice FTSE 100 ha guadagnato il 2,4%; il sostegno è venuto dalla ponderazione relativamente elevata dei settori dell’energia e delle utility, entrambi resistenti al ribasso generalizzato. Anche le azioni cinesi hanno segnato un balzo (MSCI China +6,4%), trainate da una crescita del PIL del primo trimestre superiore alle attese e dalle misure delle autorità volte a ripristinare la fiducia nei mercati finanziari.
A livello globale, le obbligazioni si sono indebolite poiché gli investitori hanno rivalutato la possibilità di una riduzione dei tassi per le principali banche centrali. Gli incrementi maggiori hanno riguardato i rendimenti delle emissioni USA ma anche l’Europa ha registrato un incremento dei rendimenti obbligazionari, benché i margini di intervento sui tassi della Banca centrale europea siano teoricamente più ampi di quelli della Fed. Il Treasury USA a 10 anni ha segnato un rendimento negativo del -3,5%, mentre il Bund tedesco a 10 anni si è fermato al -2,1%. Le obbligazioni corporate si sono difese meglio dei titoli di Stato; gli spread creditizi hanno chiuso il mese mese ai minimi degli ultimi due anni. I titoli high yield (ad alto rendimento) hanno registrato le performance migliori, grazie a cedole più generose che li hanno protetti dai rialzi dei rendimenti dei titoli di Stato.
Ad aprile il dollaro statunitense si è apprezzato rispetto alle altre principali valute e l’aspettativa di tassi USA elevati ancora a lungo hanno spinto il Dollar Index a guadagnare l’1,7%. L’euro ha ceduto l’1,1% rispetto al dollaro, mentre lo yen giapponese è arretrato del 3,9%, segnando il minimo degli ultimi 34 anni e alimentando speculazioni sul possibile intervento della Banca del Giappone a sostegno della valuta.
Il greggio si è apprezzato per la minaccia di un allargamento ad altri paesi delle tensioni fra Israele e Iran ma, una volta che il conflitto ha assunto toni meno minacciosi, è ridisceso a livelli più bassi. Il greggio Brent ha chiuso il mese a 87,9 dollari, discostandosi poco dal livello di fine marzo. L’oro, spesso visto come un bene rifugio in periodi di incertezza, è salito del 2,9% a 2.294,80 dollari l’oncia troy.
La volatilità è aumentata per l’acuirsi delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente. L’indice VIX è salito del 20,3%, chiudendo a 15,7, pur mantenendosi sotto quota 20 che in genere è segnale di stabilità del mercato.
Gli investimenti ESG sembrano perdere appeal fra gli investitori statunitensi, ma anche in Europa emergono segnali di ricerca di alternative. Secondo Morningstar, i flussi netti verso gli ETF ESG europei si sono quasi dimezzati nel primo trimestre del 2024, in termini di flussi monetari ma anche percentualmente rispetto alle vendite totali di ETF, con un brusco calo rispetto al picco del 2022.