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La sfida della ‘greenflation’ o inflazione verde

one year ago
La sfida energetica: anche se il mondo si impegna a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, gli investimenti nei sostituti a emissioni zero non sono sufficienti.

C’è preoccupazione perché i progressi non tengono il passo con l’aumento della domanda mondiale di energia. Intanto, nel tentativo di sviluppare un’economia globale più pulita, l’aumento della spesa in tecnologie per le energie rinnovabili ad alto consumo di materie prime sta gonfiando il prezzo dei materiali “verdi” scarsamente disponibili. A sua volta, questa “greenflation” sta spingendo verso l’alto il costo della transizione energetica, proprio quando l’invasione dell’Ucraina ha innescato uno shock energetico e dei prezzi delle materie prime. A ciò si aggiunge il giro di vite normativo teso a proteggere l’ambiente, che ostacola ulteriormente i nuovi progetti di estrazione limitando l’offerta di idrocarburi e spingendo i prezzi ancora più in alto.

La domanda di materie prime “verdi”

Affinché il mondo azzeri le emissioni nette nel 2050, si prevede che la domanda globale di minerali rari ed essenziali debba crescere di sei volte entro il 2040. Quali sono queste materie prime “verdi” così richieste?  I veicoli elettrici (VE), la cui diffusione è destinata a esplodere nel prossimo decennio, richiedono normalmente un apporto di minerali - ossia, principalmente, di litio, cobalto, nichel, grafite e manganese - sei volte superiore a quello di un’auto convenzionale. Una singola turbina eolica di dimensioni industriali richiede tre tonnellate di rame e una tonnellata di quattro terre rare per la fabbricazione dei magneti permanenti: neodimio, praseodimio, disprosio e terbio. La trasmissione dell’elettricità, poi, richiede grandi quantità di rame e alluminio, e il rame è alla base di tutte le tecnologie legate all’elettricità.  

Il bisogno di indipendenza energetica

Non dimentichiamo che l’invasione russa dell’Ucraina ha rafforzato la necessità di una maggiore indipendenza dai combustibili fossili, come pure il ruolo delle energie nella sicurezza energetica globale, e deve spronarci a non trascurare gli investimenti nell’energia pulita. L’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie prime dopo l’invasione suggerisce che il mondo potrebbe attraversare una lunga fase di costi energetici elevati, mettendo a rischio i consumatori, le imprese e gli obiettivi di stabilità dei prezzi delle banche centrali. Si spera che il colpo inferto alla crescita economica e l’instabilità geopolitica causata dalla crisi energetica focalizzeranno l’attenzione sulla necessità di spingere verso un’economia globale a minor intensità di carbonio.

La sfida della messa in opera

Non ci sono rimedi rapidi. Il comparto dell’energia ha dimensioni gigantesche e la tecnologia energetica non cresce velocemente quanto una società tecnologica. Lo sviluppo della capacità produttiva può richiedere decenni, soprattutto considerando tutte le lungaggini burocratiche oggi necessarie per il via libera a nuovi progetti. Non esistono soluzioni facili. Tuttavia, ci sono forze che si compensano. L'efficienza delle batterie sta aumentando, mentre i costi di stoccaggio stanno diminuendo. L’aumento degli investimenti e i progressi tecnologici potrebbero aiutare a risolvere i problemi di scalabilità e di costo della produzione di idrogeno verde, che si spera possa essere una delle fonti di energia in sostituzione del gas russo. Dal 2030 aumenterà la quantità di batterie per VE che arrivano a concludere il loro “ciclo di vita”. Secondo gli esperti, inoltre, attraverso la “rigenerazione” delle batterie per VE, mediante investimenti adeguati, si potrebbero soddisfare alcune delle prescrizioni normative mondiali sui metalli in materia di energia pulita. Anche le persone potrebbero contribuirvi, riducendo la loro impronta di carbonio con nuovi modi di viaggiare, mangiare e vivere.

 

Architas view

Il nostro punto di vista

A livello globale potremmo doverci abituare a occasionali interruzioni degli approvvigionamenti, turbolenze di mercato e fasi di elevata volatilità dei prezzi. Governi, banche centrali e imprese dovranno assolutamente coordinare un’iniziativa internazionale, affinché si garantiscano i massicci investimenti necessari alle future forniture di energia e alla protezione dell’ambiente. L’effetto reflazionistico della transizione verde rappresenta una sfida per l’economia globale, i decisori politici e i consumatori. La crisi energetica, la “greenflation” e le  interruzioni alle catene di approvvigionamento stanno causando tagli alle previsioni di crescita globale. È giunto il momento di delineare una strategia globale coordinata per creare un mondo etico, prospero, ambientalmente sicuro e in grado di garantire l’approvvigionamento energetico.

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