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Article | 03 October 2023 | Italiano
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Ri-globalizzazione: cosa c’è di nuovo?
Gli ultimi anni, segnati dalla pandemia e dalle tensioni geopolitiche, hanno portato a un periodo di deglobalizzazione del commercio mondiale. Tuttavia, nonostante l’interruzione delle attività commerciali consolidate, con le loro catene di approvvigionamento ramificate, sono emersi continuamente nuovi modelli di commercio. Ciò sta portando alla formazione di relazioni diverse per le forniture globali. Seguiamo lo sviluppo di queste tendenze, definite come
“ri-globalizzazione” nella relazione annuale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).
Innanzitutto, diamo uno sguardo al passato per inquadrare la globalizzazione. È partita nei primi anni '90, quando le economie di mercato sviluppate hanno iniziato a esternalizzare la produzione di componenti verso le economie mondiali più a basso costo. Il loro obiettivo era una maggiore efficienza, che portasse in definitiva alla riduzione dei costi. Il metodo consisteva semplicemente nel suddividere il processo produttivo in diverse fasi. Queste potevano poi essere portate a termine in altre economie diffuse in tutto il mondo, sfruttando le specializzazioni presenti a livello locale. L'economia cinese si adattava così bene a questa tendenza che la Cina divenne presto nota come la “fabbrica del mondo”.
L’arrivo della pandemia di Covid-19 all’inizio del 2020 ha suonato la campana a morto della globalizzazione del commercio. L’interruzione di catene di approvvigionamento così ben oliate ha provocato inefficienze, colli di bottiglia e aumento dei costi, che hanno finito per alimentare l’inflazione. L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha provocato ulteriori fratture all’interno dei modelli commerciali globali, man mano che le alleanze globali andavano ricostituendosi. Le grandi aziende produttrici multinazionali si sono affrettate a stabilire alleanze di re-shoring o friend-shoring, per garantirsi la fornitura dei componenti a loro necessari. Potrebbe essere necessario del tempo per stabilire queste nuove alleanze, ma alla fine si tradurranno in catene di approvvigionamento globali più diversificate.
Questa nuova integrazione globale del commercio è definita come “ri-globalizzazione”. Implica che le aziende trasferiscano le loro catene di approvvigionamento verso paesi alleati, anche se potrebbero non essere al momento i fornitori più efficienti. Nonostante le difficoltà appena delineate, l’OMC rileva che il commercio globale continua a prosperare, guidato in parte dall’espansione dei servizi digitali e dal commercio di beni ambientali. Nel 2022, il valore del commercio mondiale di merci è aumentato del 12% arrivando a 25,3 trilioni di dollari. Nuove relazioni commerciali stanno prendendo il posto delle catene di approvvigionamento interrotte dalle forze geopolitiche. Per le multinazionali l’attenzione è ora tutta rivolta alla loro resilienza e affidabilità.
L’OMC sta incoraggiando una maggiore cooperazione tra partner commerciali precedentemente sconosciuti, che devono affrontare sfide legate alla sicurezza nazionale, alla disuguaglianza della ricchezza e ai cambiamenti climatici. La ricerca ha dimostrato che le economie emergenti come India, Vietnam e Indonesia probabilmente ne trarranno vantaggio, considerati i loro costi di produzione e i profili demografici. Tra le economie dei mercati sviluppati, ne beneficerà sicuramente la Germania, che gode di elevati livelli di produttività e libertà imprenditoriale. Anche se la Cina potrebbe perdere il suo ruolo di fabbrica del mondo, è improbabile che la
ri-globalizzazione segnali un picco nella crescita economica cinese, quanto piuttosto la necessità di adattarsi e trarre vantaggio da nuove alleanze commerciali.